lunedì 29 settembre 2014

KAOS, il ritorno dei Rockets

Premetto che non sono e non sono mai stato un critico musicale. Non ho mai recensito alcunchè e quindi vi prego di leggere quanto segue tenendo presente questo aspetto.
Tuttavia oggi, 30 Settembre, esce in tutti i negozi il nuovo album firmato Rockets e chi mi conosce ben sà quale sia la mia passione per questo gruppo sin dall'adolescenza.
Ecco perchè voglio aprire oggi questo mio Blog personale e voglio farlo proprio con una recensione di questo nuovo lavoro del gruppo che amo da sempre.

Parliamo perciò di KAOS, un album dalla lunga gestazione (oltre 10 anni) che segue il precedente DON'T STOP del 2003 che già si distanziava di altri 11 anni da ANOTHER FUTURE (1992).
Nel mezzo vi sono stati alcuni singoli e vari remix/raccolte dei loro brani di maggior successo, ma nessun altro album.

La storia dei Rockets messaggeri dello spazio "calvi ed argentati" è ormai lontana, troppo lontana nel tempo per voler fare dei paragoni e quindi cercheremo di evitarli, anche se a volte è inevitabile dare un'occhiata indietro.
Per chi comunque non conoscesse quanto accaduto dal 1983 rimando ad altri siti dove è possibile togliersi tutte le curiosità.
Diciamo solo che il nome Rockets oggi significa principalmente Fabrice Quagliotti, tastierista della formazione originale, che con tenacia e tanto lavoro ha continuato a produrre musica per il pubblico di ieri e di oggi da quando la formazione "argentata" è andata via via dissolvendosi.
Nel suo lavoro è accompagnato da ottimi musicisti che, per quanto riguarda KAOS, rispondono al nome di John Biancale (voce), Eugenio Mori (batteria), Rosaire Riccobono (basso) e Gianluca Martino (chitarra).

KAOS è quindi un album scritto in un lasso di tempo molto lungo e questo deve essere tenuto presente all'ascolto. All'interno infatti si percepisce una decisa evoluzione dello stile musicale merito, a mio parere, della sempre maggiore collaborazione tra i componenti ed, in particolare, tra Fabrice e John Biancale.
Non a caso uno dei brani più belli di questo album, forse addirittura il mio preferito, si intitola EVOLUTION.

Diciamo inoltre che l'album è distribuito da WARNER MUSIC e anche questo è un importante indicatore della sua qualità. Infatti si nota subito che il cambio di marcia dai tempi di DON'T STOP è deciso e notevole. Sono spariti i remix ed i riferimenti ai brani del passato; Fabrice questa volta "regala" ai suoi fans ben 12 brani, tutti originali!

Apre il disco WE ARE ALL AROUND con un riff di vocoder che i "vecchi" fans dei Rockets ameranno certamente, una ritmica incalzante e alcuni particolari musicali che si ripeteranno poi anche in altri brani successivi.

WORLD ON FIRE è il secondo brano ed era già stato pubblicato come singolo nel 2009. Questo, insieme a LOST IN THE RHYTHM ed allo strumentale HEAVEN 58, è il brano che maggiormente "ricorda" i tempi della produzione argentata, pur mantenendo una personalità diversa e decisamente più attuale. Ottima associazione di sonorità, ritmica e melodia; questo brano forse poteva essere il singolo dell'album, ma credo che potrebbe anche venire utilizzato allo scopo successivamente.

A WORLD ON FIRE seguono due brani che personalmente trovo i migliori dell'album: il già citato EVOLUTION e THROUGH THE NIGHT; una bellissima ballade dove la voce di John è totalmente a proprio agio. Per la loro raffinata realizzazione e per la bellezza delle "aperture", questi brani mi hanno ricordato l'album Astronaut dei Duran Duran, veri maestri nei lanci dei ritornelli.
In questi brani trovo che veramente il lavoro di Fabrice, John e degli altri musicisti abbia raggiunto un affiatamento ed una fiducia che fà ben sperare per il futuro.

La traccia n. 5 è l' "hit single" a cui i Rockets si sono affidati per il lancio di KAOS. Si intitola PARTY QUEEN e per questa track è stato realizzato anche un video che potrete trovare su YouTube.

Questo è (giustamente) il brano più "commerciale" che "strizza l'occhio" in particolare a quelli che sono stati definiti i "discepoli" dei vecchi Rockets, ovvero i Daft Punk.
Chitarre, vocoder e ritmica seguono quindi un tipo di disegno electro-funky, ma qui abbiamo decisamente più melodia e un diverso uso dei synth. Si sente anche che il brano ha avuto una masterizzazione diversa dal resto del disco; direi allo scopo di avere le carte in regola per entrare nelle programmazioni di radio e discoteche.
Ascoltatelo una volta e vi ritroverete a canticchiare il riff di vocoder iniziale; ascoltatelo due volte e il suo ritornello non vi lascerà più!

La traccia n. 6 si intitola CRYING ALONE e ci propone un'altra rock ballade decisamente romantica dove ancora possiamo apprezzare le doti vocali di John Biancale.

aL N. 7 FABY'S BACK è il primo brano strumentale che incontriamo. I Rockets sono diventati famosi anche per i loro celebri strumentali come VENUS RHAPSODY, ANASTASIS o PROPHECY. Negli anni 80 il brano strumentale era un "must" e molte band si sono cimentate con questa sfida.
Negli anni a seguire Fabrice non ha mai mancato l'appuntamento e quindi possiamo ricordare altri precedenti di strumentali scritti da lui come FRANCA (da ONE WAY) e COMMUNICATION (da DON'T STOP). Questo brano però si stacca decisamente dai precedenti, con una scrittura musicalmente interessante che punta più all'atmosfera generale che non al riff melodico. Veramente un bel brano con una particolare introduzione eseguita da Fabrice al pianoforte, suo strumento preferito.

A seguire abbiamo poi due canzoni dallo stile particolare che si rifanno in parte a scritture musicali ascoltate in altri lavori del periodo "post-argentato":  SHINE ON ME, un brano d'atmosfera melodico con un ritornello molto accattivante e OUR RIGHTS decisamente più rockeggiante con ispirazioni che potrebbero ricordare ancora i più recenti Duran Duran o gli U2, se non fosse che il supporto principale al brano è dato ancora una volta dal pianoforte di Fabrice.

Ritorniamo poi un po' verso lo stile Rockets "classico" con LOST IN THE RHYTHM.
Riff di synth, ritmica rock ed una melodia ed un testo che puntano ad essere facilemente memorizzati. Questo brano non è nuovo ai fans; ricordiamo infatti di averlo già ascoltato durante alcuni live. Si tratta quindi di un'elaborazione realizzata per KAOS. Una track che forse (come per WORLD ON FIRE) poteva essere candidata a singolo, ma che credo poi abbia lasciato il posto alla più "efficace" PARTY QUEEN.
Personalmente devo dire che a questo brano più "datato" preferisco le composizioni più recenti dove trovo che la voce di John si esprima meglio e dove l'idea musicale è più libera dai retaggi del passato.

Le tracce n. 11 e n.12 sono ancora due strumentali (quindi sono tre in tutto nell'album). Il primo, HEAVEN 58, richiama ancora lo stile degli strumentali tanto amati dai fans con le "classiche" progressioni alla VENUS RHAPSODY e gli stacchi di brass alla PROPHECY.
Il brano è efficace e sarebbe un'ottima sigla per una trasmissione TV, ma personalmente ritengo che Fabrice abbia dimostrato, in questo stesso album, con FABY'S BACK di potersi "sganciare" da questo stile e proporre qualcosa di più personale a livello musicale.
Il secondo NUMBER ONE è invece qualcosa che lo stesso Fabrice ha definito un "esperimento". E' uno strumentale piuttosto atipico e innovativo per i Rockets che qui si cimentano con ritmiche e sonorità EDM dal gusto attualissimo. Cassa dritta, giochi di vocoder, sequencer e suoni molto elettronici che poi sconfinano in un solo di chitarra elettrica dove Gianluca Martino può scatenarsi.
Un esperimento? Molto bene!

Se mettiamo insieme i brani di composizione più recente e questo esperimento abbiamo una forse una foto della direzione verso cui tenderanno i Rockets in futuro... ed è una direzione a mio parere molto promettente.

Ora però godiamoci questo KAOS che si lascia ascoltare dall'inizio alla fine senza far scattare mai il dito sullo "skip" e facciamo i complimenti ai Rockets per questo nuovo grande ed impegnativo lavoro portato finalmente a termine!